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Saipem, passo avanti nella realizzazione di uno dei più grandi impianti per la produzione di urea in Australia

today15 Maggio 2025 1

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(Adnkronos) – Uno degli impianti più grandi al mondo per la produzione di fertilizzanti a base di urea, a cui sta lavorando in Australia Saipem, in joint venture con Clough, ha raggiunto un traguardo significativo con l’arrivo dei primi moduli presso il sito di Karratha, in Australia Occidentale appunto, dove verrà realizzato. Questi moduli sono stati fabbricati presso lo stabilimento Saipem di Chennai, in India. L’impianto di urea, una volta realizzato, avrà una capacità produttiva di 2,3 milioni di tonnellate all’anno e prevede la fabbricazione e la fornitura di oltre 100 moduli di processo, oltre a rack di tubazioni, per un totale di circa 62.000 tonnellate. Tra i moduli forniti, il più grande misura 16 metri di larghezza, 42 metri di lunghezza e 33 metri di altezza, mentre il più pesante pesa 2.700 tonnellate metriche. Il Progetto Ceres, così è il nome dell’impianto, verrà realizzato per conto di Perdaman Chemicals and Fertilisers e utilizzerà tecnologie d’avanguardia per la trasformazione del gas naturale prima in ammoniaca, tramite la tecnologia SynCor Ammonia di Topsoe – destinata a renderlo il più grande impianto al mondo su singola linea – e poi in urea, grazie alle tecnologie proprietarie Snamprogetti di Saipem. L’impianto è pensato per raggiungere un’elevata efficienza energetica e ambientale, con l’obiettivo di essere net carbon zero entro il 2050. In un momento storico in cui – secondo la Fao – oltre 800 milioni di persone affrontano quotidianamente la fame e oltre 3 miliardi non hanno accesso a una dieta sana, garantire una produzione affidabile e sostenibile di fertilizzanti è una condizione essenziale per rafforzare la sicurezza alimentare globale. Progetti del calibro di Ceres, che coniugano capacità industriale, innovazione e visione ambientale, si inseriscono in modo concreto tra gli strumenti strategici per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare il Goal 2 “Zero Hunger”. L’arrivo dei primi moduli del Progetto Ceres segna non solo una tappa fondamentale per uno degli impianti di urea più ambiziosi al mondo, in grado di contribuire alla sicurezza alimentare, ma si inserisce anche in una lunga sequenza di successi tecnologici e operativi che da decenni contraddistinguono l’esperienza di Saipem nei progetti complessi e ad alta intensità ingegneristica. Dai grandi impianti chimici all’offshore estremo, dalla perforazione record alla logistica modulare globale, i traguardi innovativi raggiunti da Saipem partono da lontano. Già nel 1961 Saipem segna un traguardo storico con la prima piattaforma di produzione petrolifera in Europa, curandone la fabbricazione, il lancio e l’installazione nel campo di Gela, al largo della Sicilia. L’anno successivo, contribuisce all’innovazione nella produzione di fertilizzanti, sviluppando nei laboratori di San Donato Milanese il primo brevetto della tecnologia urea Snamprogetti, incentrata sul riciclo di anidride carbonica e ammoniaca. Nel decennio successivo, l’azienda continua a spingersi oltre i limiti tecnologici, realizzando nel 1971 il pozzo offshore più profondo d’Europa, Ernesto 1, a 6.173 metri nel Mare Adriatico, e appena un anno dopo stabilisce un primo record nell’installazione di oleodotti offshore, posandone uno a 130 metri di profondità al largo di Gaeta. In meno di dieci anni, quel limite viene ampiamente superato con la posa di un oleodotto a 560 metri al largo della Sicilia. Pochi anni più tardi inoltre, nel 1984, Saipem realizza il pozzo onshore più profondo d’Italia, raggiungendo una profondità record di 7.810 metri. Gli anni 90 vedono Saipem protagonista di nuove sfide, come la progettazione per Petromin Petrola a Rabigh, in Arabia Saudita, uno dei più grandi impianti al mondo per la distillazione atmosferica del petrolio grezzo su un unico treno, con una capacità di 325.000 barili al giorno. Nel 1998, viene stabilito un nuovo record mondiale di profondità con il pozzo Madonna Taz Zeit a Gozo, Malta, perforando fino a 8.012 metri con un impianto da 2.000 hp. L’ingresso negli anni 2000 porta risultati ancora più ambiziosi, come l’installazione della torre J-lay sulla nave Saipem 7000 nel 2001, in grado di portare a termine la posa del gasdotto Blue Stream a 2.150 metri di profondità nel Mar Nero, così da aprire la strada a progetti sempre più ambiziosi in acque profonde. Tre anni dopo, Saipem realizza il sollevamento più pesante al mondo in posizione ancorata, movimentando 12.150 tonnellate per la piattaforma Sabratha, nell’offshore della Libia. Sempre nello stesso anno completa il gasdotto Greenstream, che collega Mellitah, in Libia, a Gela, in Sicilia, attraverso un tracciato di 516 km: ancora oggi il gasdotto sottomarino più lungo mai posato nel Mediterraneo, nonché una delle sfide ingegneristiche più complesse affrontate da Saipem. Un ulteriore chiaro esempio è il record stabilito da Saipem nel 2005 nel campo dell’industria chimica con il progetto Omifco in Oman, avendo completato il primo avviamento delle unità di fusione dell’urea e di granulazione in appena 24 ore. Il primo processo di produzione di ammoniaca per i due treni è stato infatti avviato in tempi straordinariamente rapidi: 18 giorni per il Treno 1 e 12 giorni per il Treno 2 dall’introduzione del gas naturale nel trasformatore principale, dimostrando ancora una volta l’efficienza e l’affidabilità delle tecnologie sviluppate da Saipem nel settore della produzione di fertilizzanti. Negli anni successivi, l’azienda continua a battere record su record, vagliando nuove frontiere del settore delle infrastrutture e delle nuove tecnologie, completando con successo nel 2015 la prima ferrovia negli Emirati Arabi Uniti, un segmento chiave della rete ferroviaria nazionale destinato al trasporto di zolfo granulato dai giacimenti di gas di Shah e Habshan fino al porto di Ruwais. Questo progetto pionieristico ha stabilito un nuovo modello per l’infrastruttura ferroviaria nella regione. Tra il 2016 e il 2020, Saipem firma un altro primato mondiale nel campo delle infrastrutture per l’energia sostenibile con il primo parco eolico flottante al mondo, il progetto Hywind in Scozia, per Equinor. Il lavoro comprende il sollevamento e il montaggio di cinque turbine offshore flottanti, ognuna capace di generare sei megawatt di potenza, segnando un passo cruciale per l’energia rinnovabile e rendendo possibili progetti anche in aree con condizioni meteorologiche estreme e venti ad alta intensità. Nel 2017, prende parte allo sviluppo del giacimento Zohr, la più grande scoperta di gas mai effettuata nel Mediterraneo e in Egitto, gestendo le fasi di ingegneria, approvvigionamento, costruzione e installazione. Anche per questo progetto Saipem ha raggiunto un importante traguardo con la realizzazione del progetto in fast track: appena 17 mesi tra l’avvio dei lavori e la produzione, una tempistica senza eguali nel settore petrolifero e del gas. L’anno seguente, Saipem ha realizzato la prima e unica tecnologia esistente al mondo in grado di sigillare un blowout di un pozzo sottomarino quando l’accesso verticale diretto non è possibile. Si tratta dell’Offset Installation Equipment (Oie), realizzato per un consorzio di major petrolifere a seguito dell’incidente di Macondo, che si trova attualmente presso la base Saipem di Trieste, dove viene mantenuto in efficienza in modo da assicurare la pronta disponibilità all’impiego in caso di emergenza. Saipem gestisce un team di personale addestrato all’uso del sistema che può operare in maniera efficiente in caso di sversamento. Nello stesso anno, inoltre, Saipem ha realizzato la prima installazione italiana di pipe-in-pipe con trivellazione orizzontale direzionale (Hdd) in un’area urbanizzata, completando un attraversamento di 750 metri a Cornegliano Laudense per il progetto Italgas Storage, dimostrando così l’elevata precisione e affidabilità della tecnologia Hdd in contesti complessi e consentendo la posa della condotta senza impatti significativi sul territorio circostante. Il 2019 per Saipem segna un decisivo cambio di passo con tre importanti traguardi tecnologici, confermando la propria leadership in ambito offshore, onshore e nelle infrastrutture sottomarine. In Bolivia, l’azienda ha completato il pozzo onshore più profondo mai realizzato in Sud America, perforando fino a 7.963 metri con l’impianto Rig PTX27. Nel Golfo del Messico, la nave Saipem 7000 ha stabilito il record di sollevamento più pesante nella regione, movimentando 11.100 tonnellate in un’unica operazione. Infine, con il progetto Berri Downstream, sviluppato in collaborazione con Saudi Aramco, Saipem ha segnato un nuovo primato nella trazione di pipeline sulla riva, dimostrando ancora una volta la sua capacità di gestire operazioni complesse in ambienti estremi. Questa lunga serie di traguardi testimonia la capacità di Saipem di saper anticipare le sfide del settore, e la propria capacità di trasformare ogni progetto in un’opportunità per ridefinire i limiti dell’ingegneria. Dai fondali oceanici alle grandi infrastrutture, passando per le energie rinnovabili e le tecnologie di sicurezza, l’azienda ha saputo affermarsi come pioniere in contesti sempre più complessi. Ogni record raggiunto non rappresenta solo un traguardo, ma un punto di partenza per nuove sfide, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni sempre più sostenibili, efficienti e all’avanguardia in grado di riconfermare Saipem come leader globale nel campo delle infrastrutture energetiche. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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