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(Adnkronos) – Il lavoro all'hotel Berna di via Napo Torriani a Milano "sta andando molto bene, mi sento molto accettato da parte di tutti i miei colleghi. C'è un feeling molto positivo tra di noi". Così pochi mesi fa in un'intervista al programma Mediaset 'Confessione Reporter' Emanuele De Maria, il 35enne detenuto per omicidio nel carcere di Bollate e ricercato per l'aggressione all'alba di oggi di un collega davanti all'hotel in cui era ammesso al lavoro esterno, raccontava la sua esperienza come receptionist. "Saranno all'incirca 18 mesi. Il lavoro che svolgo io non oserei neanche definirlo come un lavoro, tanto lo faccio con passione. Stare a contatto diretto con i clienti mi rende libero, dà un senso alla mia quotidianità, perché sento di fare la differenza nel mio piccolo", diceva alle telecamere dalla hall dell'hotel, in cui era impiegato da circa due anni. De Maria, condannato in via definitiva per l'omicidio di una prostituta avvenuto nel 2017 nel Casertano, era stato trasferito dal carcere di Secondigliano di Napoli all'istituto milanese di Bollate da oltre tre anni. "Derivo da un percorso abbastanza travagliato, perché sono stato detenuto presso la struttura di Napoli Secondigliano, dove il regime carcerario è molto diverso, vieni gettato facilmente in una cella sovraffollata e dimenticato. Bollate è un istituto penitenziario dove secondo me la dignità umana viene ripristinata completamente. Quindi Bollate dà reinserimento, dà fiducia, ti dà l'autostima che comunque accarezza notevolmente anche l'anima, è fondamentale", raccontava il 35enne. (di Andrea Persili e Alice Bellincioni) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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